1 juillet 2011
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ROYAL MONACO RIVIERA WEB MAGAZINE
Mai più code al Consolato? Il libro verde della Commissione europea
di Andrea Biondi
Il dottor Andrea Biondi, è professore di diritto comunitario e co-direttore del Centro di diritto europeo al King's College di Londra, Cattedra di Diritto dell'Unione Europea, nonché
visiting professor alla Georgetown University. È anche membro del Comitato di Redazione della European Public Law e Law Journal. Autore di numerose pubblicazioni, è molto attivo nel campo
della ricerca sul diritto dell'Unione europea, con particolare attenzione alla tutela giurisdizionale dei diritti dell'Unione europea e alla regolamentazione del commercio.
In questo articolo, il Professor Biondi propone una riflessione sullle norme della Commissione Europea per la semplificazione burocratica.
Chi non si è mai scontrato con la burocrazia di un qualche Paese europeo per ottenere un qualsiasi certificato o documento pubblico? Tutti problemi destinati a scomparire secondo la Commissione
Europea nel caso venissero adottate norme comuni in materia. Si è difatti da poco concluso (30 Aprile 2011) il processo di consultazione sul Libro verde per promuovere la libera circolazione
dei documenti pubblici tra i Paesi Ue e assicurare il riconoscimento delle situazioni di stato civile, primo passo verso la formulazione di una proposta di direttiva
(lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2010:0747:FIN:IT:PDF).
Secondo la Commissione le autorità nazionali richiedono documenti amministrativi che non esistono in altri Stati membri o, in molte occasioni, il pagamento di una tassa per far riconoscere
l'autenticità di documenti emessi in un altro Paese membro. Tutti adempimenti che si traducono in veri e propri ostacoli alla libera circolazione dei cittadini europei. Il documento della
Commissione propone invece che i documenti pubblici, come diplomi, atti di proprietà e certificati di cittadinanza, circolino liberamente e che gli atti di stato civile che certificano gli
eventi della vita (nascita, adozione, matrimonio o morte) siano reciprocamente riconosciuti dalle diverse autorità nazionali. In particolare la Commissione propone l'abolizione della
legalizzazione e della postilla per tutti i documenti pubblici. In pratica il cittadino potrebbe presentare un documento originale rilasciato da un'autorità pubblica di uno Stato membro senza
ulteriori adempimenti. Altre proposte riguardano la riduzione dei casi in cui è prevista l'obbligatorietà della traduzione e l'introduzione di un “certificato europeo di stato civile” valido in
tutta Europa. La proposta ha già suscitato reazioni critiche e si è sostenuto che in realtà il fine ultimo sia quello di trasferire dagli Stati membri all'Unione Europea la competenza a
legiferare sul diritto di famiglia. In realtà non si tratta di modificare le norme sostanziali nazionali, bensì di risolvere una serie di problemi pratici che quotidianamente tutti i cittadini
europei si trovano ad affrontare. Va comunque ricordato che già la Corte Europea di Giustizia ha stabilito nella sentenza Dafeki che le autorità di uno Stato membro devono attenersi ai
certificati e agli atti analoghi relativi allo stato civile che provengono dalle competenti autorità degli altri Stati membri, a meno che la loro esattezza non sia gravemente infirmata da
indizi concreti in relazione al singolo caso considerato. Problemi “costituzionali” a parte, è tuttavia evidente l'importanza che un tale provvedimento potrebbe avere per il lavoro e le
funzioni delle rappresentanze consolari ed in generale di tutti gli uffici pubblici.