Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del Feudalesimo nell’economia mondiale
Che cosa c’è dopo il modello capitalistico che
abbiamo conosciuto e che stiamo ancora sperimentando? Cosa c’è dietro l’angolo della crisi nella quale viviamo? Il libro “Capitalesimo” risponde a questa e ad altre domande che riguardano il
futuro che ci attende. Paolo Gila analizza le tendenze in atto e cerca di prefigurare il modello della prossima società. Ed esplorando possibili metodi ne ha individuato uno che ricorre
all’analogia con il passato: non esiste era migliore del Medio-Evo e del Feudalesimo per esprimere una serie di affinità. Ne scaturisce un’interpretazione al contempo analitica e visionaria,
tanto che l’economia esce dai dettagli tecnici per tornare ad essere autentica disciplina filosofica e sociale.
Nell’attualità e nel futuro dell’economia mondiale l’autore coglie
una tendenza di fondo che si potrebbe così esprimere: la finanza e la tecnologia avanzano in una società che arretra. E ad arricchirsi sono, appunto, gli uomini e i gruppi che presiedono le due
sfere, dei capitali e dei ritrovati tecnico-scientifici.
La creazione delle zone monetarie (tra cui il primo esperimento è
quella dell’euro, ma alla quale potrebbero seguire il Gulfo e altre monete comunitarie) ha il potere di ridurre il peso e il ruolo delle nazioni a favore di nuovi potentati finanziari, che
sposano la gestione dei fondi con l’utilizzo delle sofisticate reti telematiche. In questo quadro assumono un ruolo sempre più rilevante le organizzazioni non governative che, come i Templari e
gli Ospitalieri del Medio-Evo, agiscono sul fronte della politica internazionale senza dover rendere conto agli stati nazionali e ai poteri locali.
Dal loro canto, le reti telematiche svolgeranno un compito
rivoluzionario che al momento è solo agli albori: con l’affermazione dei servizi e delle vendite 24 ore su 24 stanno rigirando il mondo, nel senso che porteranno la mappa digitale ad essere più
importante del territorio. Un altro passo verso il superamento della democrazia locale in favore dei nuovi potentati che agiscono su scala planetaria.
Ma sopra tutte le questioni, l’autore ne esalta una in
particolare: il Trust. Questo istituto, che è nato proprio in epoca medioevale, consente di trasferire le proprietà e le ricchezze da una generazione all’altra senza dover sborsare grandi
tributi. L’utilizzo del trust e dei paradisi fiscali assicura ai nuovi sovrani di tramandare regni, patrimoni e assetti finanziari senza dover rendere conto alle autorità locali, proprio come
nel Feudalesimo.
Ecco il nuovo modello: il Capitalesimo, che esce dall’incrocio tra
una tendenza capitalistica, evolutiva e tecnologica, e una tendenza conservativa, quella Feudale, con le sue leve culturali, le sue influenze e le sue paure, cosmiche come le pandemie del
passato. La peste della nuova era ha un nome generico come quello di virus, sia esso biologico o telematico, il cui senso però rimanda a culture antiche dove l’uomo era debole e
minacciato.
Nella psicologia dei nuovi poveri cresce il disagio e la ricerca
di un “Nuovo mondo”, che non avrà l’aspetto escatologico del passato, ma l’ansia di cambiare il presente in un’altra vita. Da quest’ansia nasce la molla per l’azzardo, le scommesse e tutte le
forme di “doping” dell’anima, oltre che del corpo. E’ il ritorno della magia, nelle sue nuove forme, il quiz, il villaggio delle vacanze o degli acquisti: le giostre e i tornei medievali
prossimi venturi saranno le corse verso le fortezze del divertimento, la possibilità di abbracciare in questa realtà l’Altro Mondo, senza più finalità etiche o religiose.
Anche nella guerra si stanno affermando – come in passato – le
compagnie di ventura. I mercenari dell’attualità hanno il nome di contractors e la loro diffusione è massiccia e globale, segno che i nuovi
potentati crescono con forze militari private, ma avvalendosi del diritto internazionale.
“Benvenuti nell’Era del Capitalesimo!”. Sembrerebbe dire il libro.
Ma nell’ultimo capitolo l’autore si pone di fronte a questa visione con un’ottica di sfida, prefigurando il sapore di una battaglia che si dovrà giocare sul piano della conoscenza e non su
quello delle armi. Da qui l’intento illuministico e pedagogico del testo, con alcune indicazioni precise, per evitare di cadere inconsapevolmente nelle fauci del nuovo
Mostro.
Trama del
libro
Il capitalismo è come un aereo entrato in un vuoto d’aria. Le sue
ali hanno perso portanza e non si trova un sistema per tenere in volo l’apparecchio. In quindici anni, con il il tracollo delle borse asiatiche del 1998, lo scoppio della bolla della new
economy del 2001 e la crisi dei mutui sub-prime del 2008, sembra proprio che il sistema economico globale sia stato messo in ginocchio.
Ma quello che è successo è forse ancora più grave: il capitalismo non è finito, si sta trasformando in qualcosa di diverso, che ricorda da vicino l’avvento del Feudalesimo dopo il collasso del
mondo antico. Il capitalismo sta diventando «Capitalesimo», un sistema capillare e inesorabile di controllo assoluto su un territorio frammentato, una sorta di Sacro Romano Impero della
finanza, coi suoi feudatari sempre più potenti, i suoi marchesi, i suoi baroni, i vassalli, i valvassori e la sua plebe sterminata, sempre più povera.
La reale ricchezza prodotta da tutte le nazioni e pari a circa 70000 miliardi di dollari, ma l’ingegneria finanziaria ha creato ad arte un valore virtuale di scambi che vale trenta volte tanto.
Siamo immersi in un’immensa contraffazione, ormai strutturale, che è la vera causa del vuoto d’aria dell’aereo del capitalismo, ma che viene difesa e gestita con pugno di ferro dai nuovi
Signori della Terra, coloro che hanno i mezzi e le conoscenze per sfruttarla a proprio vantaggio.
Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del Feudalesimo nell’economia
mondiale, Bollati Boringhieri (Collana Temi, febbraio 2013), pagg. 273, 16
euro.