90° anniversario della tumulazione
all’Altare della Patria.
Pubblichiamo una storia minuta
di come nel 1921 si arrivò alla
scelta del soldato sconosciuto.
Il “treno dell’eroe” a Roma il 2/11.
LA LEGGENDA DEL MILITE IGNOTO
di Ten. Col. Lorenzo Cadeddu
Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche – Quaderno n. 4 (ottobre 1998) 80° della Vittoria 1918-98, pp. 83-111
TESTO IN ALLEGATO
In coda articolo di Paola Pastacaldi
Corriere del Veneto 1/11/2011
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L'ANNIVERSARIO.
Il viaggio del Milite
ignoto da Aquileia
a Roma: nel 1921
fiumi di italiani
seguirono il treno.
L’evento nelle cronache del Corriere.
di Paola Pastacaldi - Corriere del Veneto 1/11/2011
«Anche nelle stazioni più spaziose la moltitudine è costretta per vedere la bara del Milite Ignoto a invadere le tettoie dei treni prospicenti, le colonne dei carri e le locomotive. La gente si schiera a fianco dei binari e sulle scarpate per centinaia di metri dopo l’abitato. A Treviso il feretro viene portato fuori dalla stazione su un binario morto, in modo da permettere alla cittadinanza di sfilargli davanti. Città e paesi hanno arrestato la loro vita normale».A piazza del Popolo, piazza dei Signori, piazza Filodrammatici è una marea di teste, vessilli tricolori, provenienti da Oderzo, Ormelle, Ponzano, Maser, Quinto, Salgareda, Follina, Istrana, Maserada, Loria, Mansuè, Miane, Pederobba, Arcade, Zero, Branco, Melma, Casale, Valdobbiadene. Un corteo silente, accompagnato dal campanone della torre e dalla canzone del Piave. Una fiumana di persone che sosta e prega, si inginocchia e porta fiori e corone e cresce e assume dimensioni inaspettate, mano a mano che la salma del Milite Ignoto attraversa l’Italia, le zone della guerra e le Tre Venezie, a bordo di un treno speciale.
È 29 ottobre 1921. Con queste parole il Corriere della Sera racconta la cronaca del passaggio a Treviso del treno che trasporta la spoglia del Milite Ignoto verso la tumulazione al Vittoriano di Roma (monumento inaugurato nel 1911 in occasione del 50mo dell’Unità nazionale). Il 4 novembre 1918 si era conclusa la Prima guerra mondiale, che costò seicento ottantamila morti e un milione, tra mutilati e invalidi. Il Parlamento italiano decise di creare la tomba del Milite Ignoto tre anni dopo, nel 1921 su idea del colonnello Giulio Douhet, peraltro inviso al fascismo, con l’obiettivo di unificare la piazza «con un autoriconoscimento collettivo come popolo uscito vincente da una prova terribile» (come scrisse lo storico Mario Isnenghi). Papa Benedetto XV aveva definito quella guerra una orrenda carneficina, il suicidio dell’Europa. Convertire il lutto in consenso, una idea che non piacque allo Stato Maggiore. Si trattava di capovolgere la concezione militare del capo. Rendere onore al più umile dei soldati, al soldato qualsiasi che si era sacrificato per la patria, non necessariamente con una azione eroica, piuttosto compiendo unicamente il suo dovere. Le vittime di guerra divennero un capitale da mettere a frutto nella crisi italiana, creare consenso intorno a ciò che era stato oggetto di asprissime divisioni.
Si celebra proprio in questi giorni il novantesimo anniversario della tumulazione del Milite Ignoto avvenuta a Roma il 4 novembre 1921 all’Altare della Patria, sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II. Ad Aquileia una madre triestina, Maria Bergamas, aveva scelto il milite ignoto tra undici salme anonime portate dai luoghi più aspri della guerra. Il feretro, una cassa di legno di quercia priva di decorazioni, opera di Pietro Aschieri posto sull’affusto di un cannone verrà trasportato su una carrozza feretro, disegnato dall’architetto Cirilli, in modo che la folla potesse vedere la salma da ogni lato. Il treno entra in Veneto e passa vicino alle strade che quattro anni prima avevano visto le marce forzate dei profughi e l’anno seguente avevano visto risalire l’esercito. Ogni stazione veneta rievocava i suoi soldati, ogni fiume, ogni ponte ricostruito induceva a pensare alla guerra, mentre la salma del Milite Ignoto attraversava i luoghi della guerra. Con diciassette vagoni al seguito, con gli aeroplani militari che ne annunciavano l’arrivo. Come si legge nelle cronache dei giornali a Montegrotto era giunta una folla da San Pietro, Maserà, San Giorgio, il treno passava tra due ali di gente prona, tra cui fascisti in giubba nera, cattolici col nastrino tricolore, le vedove di ufficiali con le medaglie dei mariti morti in guerra, i socialisti con il distintivo della falce e del martello.
A Pordenone il sindaco di una giunta comunale di colore rosso, anziché astenersi, incitò la cittadinanza alla disubbidienza e a rendere onore al Milite Ignoto in quanto superiore ai partiti, alle fazioni. Il monte Ricco e la collinetta di Monselice interamente coperti dalla gente. A Padova anche trecento ragazzi, detti Balilla (sottolinea il quotidiano), sfilano commossi. A Fontanafredda decine di scolaresche hanno cantato. A Venezia, dove il treno sosta una notte intera, il Patriarca e il capitolo di San Marco come quelli di Treviso, Conegliano, Udine, impartiscono la benedizione alla salma. Il corteo di gente risale dalla stazione sino ai pressi di Rialto, occupando campielli, salizzade e ponti. Ventimila persone lasceranno la loro firma per ricordo. Il treno corre veloce verso Milano, Bologna, Firenze, Arezzo, sino al Vittoriano aRoma. I giornali sono concordi nel sottolineare che per la prima volta i rappresentanti del Paese si sono trovati l’uno di fianco all’altro e che la storia non ricordava onoranze più alte. Questo dovrebbe oggi sapere la folla di turisti di ogni genere che posa ogni giorno sulla scalinata del Vittoriano per una foto ricordo, il significato sacro di questo monumento tanto discusso e anche tanto amato dagli italiani che hanno vissuto la guerra.