di Mauro Donzelli
Dopo l’apertura al digitale del Toronto Film Festival della settimana scorsa, in caso di perdurare della crisi epidemica, si sono susseguite le reazioni dei due più importanti festival cinematografici ancora in bilico. Venezia ha escluso la possibilità di un’edizione solo digitale, senza grande schermo e pubblico in sala, sottolineando l’eccezionalità dei festival più antichi rispetto a manifestazioni “molto diverse” come Toronto. Ora Cannes fa più o meno lo stesso.
“Cannes ha una sua anima, una storia, una sua efficienza, è un modello che non funzionerebbe. Cos’è un festival digitale? Una competizione digitale? Dovremmo cominciare chiedendo ai detentori dei diritti se sarebbero d’accordo”, ha detto il direttore artistico Thierry Fremaux a Variety. A questo punto ha anche citato alcuni titoli che sarebbero dovuti essere protagonisti sulla Croisette, confermandoci la presenza, ahimè per ora virtuale, probabilmente per rivendicare l’immutata capacità di attrarre grandi titoli e grandi autori.

Thierry Fremaux
“Film di Wes Anderson o Paul Verhoeven su un computer? Scoprire Top Gun 2 o Soul della Pixar da qualche parte che non sia una sala cinematografica? Questi film sono stati spostati per essere mostrati su un grande schermo, perché dovremmo volerli mostrare prima, su un apparecchio digitale? I registi di cinema sono spinti dall’idea di mostrare i loro film su un grande schermo e condividerli con gli altri in eventi come i festival, non con lo scopo di vederli finire su un iPhone. Se tutti i festival venissero cancellati, dovremmo pensare a una maniera in cui mostrare i film, per evitare di sprecare un anno, ma non credo che un’alternativa precaria o improvvisata a Cannes o Venezia, presto dimenticata, sarebbe la soluzione”.
Per ora rimane la speranza di Cannes di potersi effettuare a fine giugno, primi di luglio. Solo il tempo ci permetterà di fare maggiore chiarezza.
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